• 26 Gennaio 2016

Ricerche Teologiche 1/2016

Gli eventi sociali, culturali ed ecclesiali che si sono registrati in questi ultimi tempi oltre a richiedere vigilanza e attenzione da parte delle singole persone e delle diverse Istituzioni, nello stesso tempo, interrogano le coscienze al fine di operare un sereno discernimento di quanto accade e di quanto potrebbe ancora accadere. In questo contesto, trova spazio, tra gli altri ambiti di sapere, la riflessione teologica che, in quanto sapere critico della fede, è chiamata, non solo a situarsi dell’agorà dello spazio pubblico, ma anche a offrire criteri per una comprensione e interpretazione dei fenomeni in atto e per una valutazione serena delle dinamiche religiose, sociali, culturali e politiche che investono in quotidiano vivere degli uomini e delle donne nel tempo attuale. Con la consapevolezza che la fedeltà a Dio e all’uomo è una dimensione imprescindibile del vivere e «dire» la fede oggi, la riflessione teologica coglie il senso delle cose con la prospettiva della rivelazione in Cristo Gesù il quale è la «buona notizia» della realizzazione piena dell’umano e della convivenza umana realizzata. Anche la riflessione teologica offre, dunque, il suo contributo per la concrezione della «civiltà dell’amore» nella quale fraternità, giustizia e solidarietà sono gli operatori che consentono a tutti gli uomini e le donne di sedere alla «mensa della creazione», oltre ogni appartenenza e determinazione. I saggi presentati in questo numero di Ricerche Teologiche, sono una testimonianza dell’attenzione ai «segni dei tempi» che, implicando responsabilità del pensare e dell’agire, chiedono di essere accolti, significati e rimodulati in un contesto che ha bisogno non di «profeti di sventura» ma di «portatori di speranza».

Il sapere  teologico,  infatti,  tramite  la  ridefinizione  del  suo  statuto  epistemologico  e dei suoi linguaggi,  nell’oggi e per il futuro, è in grado di offrire interpretazioni  significative  dell’umano  e,  conseguentemente,  è nelle condizioni di contribuire a gettare una luce su come possano essere comprese le domande e le attese fondamentali  degli uomini  e  delle  donne  del  tempo   attuale, configurandosi,   legittimamente,  anch’esso,  quale  prospettiva  di  articolazione  del  senso  antropologico  e delle molteplici  e variegate relazioni  che caratterizzano l’umano  stesso.

Anche  questo numero  di Ricerche Teologiche si fa carico di questo imprescindibile compito  del teologare  e la  strutturazione del volume,  testimonia  eloquentemente di tale impegno  che non solo è dialogico, ma anche interpretativo,  comprensivo  ed espressivo.

Infatti, con una sezione monografica, che occupa la quasi totalità  del numero,  intitolata, La  Chiesa  che verrà… Primo Seminario Metodologico SIRT, presenta i contributi che sono stati condivisi al Primo Seminario metodologico SIRT, che si è tenuto a Roma  dal 28 al 30 luglio 2015, presso la Casa Papa Giovanni XXIII delle Suore Francescane Angeline, in preparazione  del nuovo percorso  di ricerca  che vedrà  impegnata  la  SIRT nei  prossimi  anni,  del  quale  è stato  redatto  un  ampio  resoconto  da  parte  di  Clara  Aiosa,  sia  nel numero 2/2015  di Ricerche Teologiche, sia nel Sito  web della SIRT. Infatti, dopo il lungo percorso di ricerca  sul simbolo della fede, che si è concluso nel 2013  con la ri-scrittura  del Simbolo  apostolico, la SIRT si assegna un altro importante percorso di ricerca, dedicato al mistero della Chiesa, nella  consapevolezza  che le sue forme hanno oggi  più  che  mai  bisogno  dell’incessante  «restauro» dello  Spirito. L’obiettivo, come già  precisato nella  presentazione del  numero 2/2015 di Ricerche Teologiche,  é  dare  operatività  a  quella  riforma della  Chiesa  che il Concilio Vaticano  II ha  ampiamente inaugurato e  auspicato  e  rendere  concrete  le  continue  sollecitazioni  che  provengono  dal magistero  di papa Francesco.

Nel saggio di presentazione, Mary Melone, presidente della SIRT, indica e spiega le ragioni del percorso di ricerca e di riflessione. Per Mary Melone, «parlare di Chiesa che verrà, infatti, significa esprimere non solo la consapevolezza teorica della sua permanente condizione di incompiutezza ma, ancor di più, significa affermare che la grandezza e la bellezza  di ciò  che essa  è  chiamata  a essere, e cioè sacramento di salvezza e di unità, sacramento della divina misericordia, è sempre oltre ciò che essa realmente  è, e questo le impone un dinamismo di costante novità.

Allo stesso tempo, parlare di Chiesa che verrà significa dire che il nostro sguardo è carico di un’attesa che non rimanda a un futuro indefinito, ma è aperta a un’attuazione possibile, vicina, reale; in definitiva, parlare di Chiesa che verrà significa fare appello  all’azione dello Spirito, invocarla, perché con la sua opera di metacosmesis lo Spirito renda bella la sua Chiesa, bella di quella bellezza autenticamente comunionale che riflette in modo privilegiato la bellezza divina».

Per presentare le ragioni di questo percorso, Mary Melone  offre  «un’essenziale  ricostruzione  delle  motivazioni  che  hanno spinto il comitato  scientifico  a  questa  scelta, perché  tutti  i membri della SIRT possano sentirsene coinvolti», focalizza «l’attenzione sui presupposti del percorso, con qualche semplice considerazione  sulle istanze  di riforma  a  cui si fa riferimento  nell’attuale  contesto  ecclesiale»  e conclude «con un  rilancio  di alcune possibili  ragioni  che giustificano l’apertura  di questo nuovo  cantiere  di ricerca  e di confronto»   da  parte  della  SIRT,  che  in  questo  ultimo  periodo  sperimenta  e accoglie,  in fedeltà  ai suoi  dispositivi fondativi e statutari, nuove  richieste  di  adesioni  da parte  di qualificati  studiosi,  specialmente, giovani.

Il  contributo  di  Cettina  Militello,  intitolato  Istanze di riforma ieri e oggi. Un percorso tra personaggi eventi e testi…partendo dalla costatazione  che tutto il II millennio è percorso  dell’istanza della reformatio et renovatio ecclesiae, con la dichiarata esplicitazione in capite et in membris, per cui diversi concili includono tra i loro temi la riforma,  anche se da un certo momento  essa pare non toccare più la globalità del corpo ecclesiale ma l’assetto operativo della curia romana, mette in evidenza la necessità  di prestare  particolare  attenzione alle simmetria e asimmetria tra il Concilio di Trento e il Vaticano II, tra la  riforma  conseguente  il Concilio  di Trento e quella promossa dal Vaticano II, al fine di acquisire il Concilio Vaticano Il fondamentalmente come concilio  di  riforma.  Siccome  così  lo  intese Giovanni XXIII, per l’Autrice si tratta del concilio di riforma per il nostro tempo che pone mano all’assetto  della Chiesa e la rivede teologicamente e operativamente nei suoi quattro ambiti fondamentali: la Liturgia, la Scrittura, la Chiesa stessa, il rapporto Chiesa-Mondo.

L’indagine sviluppata da Fabrizio Bosin, intitolata Appunti per una ricostruzione storico-critica dei testi, eventi e proposte della riforma della Chiesa dal Concilio Vaticano II a oggi, presenta in  modo  sintetico  le  proposte  per  una  riflessione  e una  prassi  di riforma all’interno della Chiesa cattolica. Il primo passo è il rimando alle proposte  di riforma  presentate  tramite  le opere di Antonio  Rosmini e di Yves  Congar e  variamente  recepite dal magistero.  L’interesse centrale è tuttavia  costituito  dalla  proposta  complessiva  avvenuta  attorno  al Concilio  Vaticano  II,  a partire dalle attese  suscitate dal suo primo annuncio. Lasciando ad altri contributi lo studio del Concilio in sé, il saggio segue la sua traccia nel primo  periodo  successivo alla sua conclusione,  fino al  1985. I contributi  successivi, fino a oggi, vengono poi suddivisi in una tensione tra lettura «normalizzante» del Vaticano II e il recupero del suo «spirito» originario.

Il saggio di Carmelo Dotolo, intitolato Riforma ecclesiologica e  paradigmi storico-sociali. Per un iniziale status quaestionis, nel sottolineare  che la questione  della  riforma è una  costante nella  storia  della  Chiesa,  nel  precisare  che essa  è «alla  base  dell’evento  del Vaticano II, la cui profezia ermeneutica sta nell’individuare una  differente architettura  teologica  e una  sapiente riforma ecclesiologica, al fine di ridelineare i tratti dell’identità cristiana»,e nel far rilevare che la necessità della riforma è «rintracciabile nella riproposizione della categoria di evangelizzazione, la cui semantica  allude all’intuizione di una  scelta che coglie le attese e le illusioni  di un impianto socio-culturale  segnato  da una  cesura  con gli orizzonti  di senso del vangelo;  scelta che, di conseguenza, ritiene rilevante ri-attivare processi di annuncio  che partecipino  con passione  alla ricerca  umana, consapevole  della  ineliminabilcìe fatica di ridefinire la relazione tra cultura e vangelo»,  dopo aver correlato il tema della riforma con l’ordinarietà della  crisi, individuato l’emergere di modelli  interpretativi  relativi  all’esigenza  di  riforma,  analizzato  alcuni  paradigmi storico-sociali  di riforma, offrendone alcuni elementi interpretativi, delinea le  istanze  per  una  riforma  ecclesiale,  individuando alcuni luoghi  significativi  di  praticabilità  operativa.  L’Autore  conclude il saggio  manifestando  la  convinzione  che  «il  cambiamento  messo  in atto dal Vaticano II circa l’autocomprensione  dell’identità  ecclesiale è un elemento prezioso perché il problema  della riforma possa  trasformarsi in opportunità per rivitalizzare  la  novità   dell’annuncio cristiano».

Nel suo saggio Gianluca Montaldi, intitolato Linee teologiche per un concetto di riforma partendo  dal tentativo di esplicitare il significato teologico del concetto  di riforma,  suddivide  e articola la questione  su  diversi  livelli:  il  livello  della  mediazione  teologica, ponendosi il problema se si può fare una teologia della riforma  senza  una  riforma  della  teologia; il livello dei modelli  o  dei paradigmi teologici, cercando di individuare quali modelli  teologici  possono essere utilizzati per pensare la riforma; infine, il livello terminologico,  ipotizzando  quale  nome  dare  alla  riforma  da un  punto  di vista teologico.  Per l’Autore,  ciascuno  di questi livelli ha una propria importanza  e  aiutano  a  comprendere  perché  non si possa parlare di riforma solamente fermandosi al  cambiamento di una struttura superficiale.

Nella sezione Studi, il contributo di Massimo  Naro, intitolato  Teologia del popolo, teologia dal popolo: una chiave di lettura del magistero di papa Francesco, nel mostrare che la cosiddetta teologia del popolo esprime l’orizzonte culturale in cui si è formato,  all’indomani  del  Concilio  Vaticano  II, Jorge  Mario  Bergoglio  in Argentina,  mette in  evidenza  che essa  si sviluppa  almeno  secondo tre profili:  come un’eccclesiologia,  come una  teologia  pratico-pastorale, come  una  teorica  della  religione.  In questa triplice  prospettiva,  la teologia  del popolo si propone non solo come una riflessione teologica che abbia a tema il popolo, ma  anche come una  sorta di conoscenza sapienziale – in cui fede e cultura si intrecciano strettamente – elaborata  da parte del popolo  stesso,  e in quanto tale, può costituire criterio interpretativo per dare vita a processi di riforma al fine di delineare il volto della Chiesa che verrà.

Nella sezione Resoconti Salvatore Falcone, con un  contributo intitolato Il Concilio Vaticano II  e le Chiesed’Italia. Sul ruolo dell’Azione Cattolica italiana nella recezione del Vaticano II, da conto di un  convegno, promosso  dall’Azione  cattolica italiana,  che si è svolto a Roma intorno  alla  recezione  del  concilio  Vaticano  Il,  nel quale è stato illustrato il rapporto tra l’Associazione, il  concilio  e i.vescovi  delle diocesi italiane, e sono stati evidenziati i primi elementi teologici  della  recezione  circa la  riforma  liturgica,  la dimensione biblica  della catechesi, la spiritualità della famiglia e il ruolo dei cattolici nella vita sociale e politica.

Chiudono il numero, come sempre, le consuete  rubriche delle  Recensioni  e  dei  Libri  ricevuti,  a  testimonianza  del  fatto  che ogni ricerca necessita sempre del contributo di tutti e del confronto e dialogo tra tutti.

INDICE

Monografica: La chiesa che verrà…

Primo Seminario Metodologico SIRT

Mary MELONE, La chiesa che verrà. Le ragioni di un percorso

Cettina MILITELLO, Istanze di riforma ieri e oggi. Un percorso tra personaggi eventi testi                                           

Fabrizio BOSIN, Appunti per una ricostruzione storico-critica di testi, eventi e proposte sul tema della riforma della Chiesa dal Concilio Vaticano II a oggi

Carmelo DOTOLO, Riforma ecclesiologica e paradigmi storico-sociali. Per un iniziale status quaestionis

Gianluca MONTALDI, Linee teologiche per un concetto di riforma

STUDI

Massimo NARO, Teologia del popolo, teologia dal popolo: una chiave di lettura del magistero di papa Francesco

RESOCONTI

Salvatore FALZONE, Il concilio e le Chiese dì’italia. Sul ruolo dell’Azione cattolica italiana nella recezione del Vaticano II

RECENSIONI

Calogero CALTAGIRONE, Henriksen Jan-Olav, Finitezza e antropologia teologica. Un’esplorazione interdisciplinare sulle dimensioni teologiche della finitezza, Edizioni italiana a cura di Andrea Aguti, Queriniana, Brescia 2016.

Paolo FONTANA, Luigi Lazzerini, Teologia del Miserere. Da Savanarola al Benedficio di Cristo, Rosenberg & Sellier, Torino 2013.

Franco VERDONA, Rossella Roberto, Le liturgie celesti dei capitoli 4 e 5 dell’Apocalisse: criteri ermeneutici di interpretazione, Pavia University, Pavia 2015.

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