• 26 Gennaio 2012

Ricerche Teologiche 1/2012

Presentazione
Le contestualità sociali e culturali attuali chiedono una lettura in profondità dei fenomeni e degli eventi che in esse accadono, al fine di rendere non solo intellegibile il corso della realtà, ma anche di individuare strategie di uscita dalle situazioni più problematiche che comportano urgenti soluzioni.
In questo lavoro di interpretazione e di comprensione la teologia è fortemente chiamata in causa. In quanto sapere critico della fede, essa si pone nel dibattito pubblico con una sua propria specificità perché orienta gli uomini e le donne del nostro tempo a rendere la propria vita significativa, secondo una prospettica esperienziale che dice della totalità dell’umano un pienezza, senza pregiudiziali ideologiche e senza esclusioni mortificanti il convivere umano proteso a realizzare una pratica condivisa del bene e della giustizia.

I saggi contenuti nel presente numero di Ricerche Teologiche si collocano tutti all’interno di questo orizzonte interpretativo e comprensivo e intendono offrire strumenti di analisi e prospettive concettuali in grado di rendere ragione del darsi delle circostanze attuali, ma anche di avviare, si presume, una più lucida e significativa lettura delle stesse, con lo scopo di individuarne le matrici, le tracce sottese, e le eventuali possibilità costruttive di un diverso modo di pensare e di vivere.

Il contributo di Calogero Caltagirone intitolato La laicità come esito del cristianesimo e crisi della cristianità, si concentra sul tema della «laicità» che, in tempi recenti, ha assunto una rilevanza tale da investire le diverse sfere della vita individuale e pubblica dei cittadini dell’Europa, monopolizzando il dibattito politico-sociale e quello culturale e religioso. La costatazione della necessaria polisemicità del termine «laicità» implica, secondo l’Autore, l’esigenza di cogliere le opportunità che al dibattito attuale si offrono dalla rinnovata attenzione alla questione della «laicità». L’attenzione sulla «laicità» comporta, pertanto, una verifica e una chiarificazione volta a identificare, definire ed esplicitare il senso del suo darsi e del suo dirsi come pratica ragionevole di reciproco riconoscimento degli uomini all’interno dell’universale forma dell’umano. Di fronte ai diversi tentativi di appropriazione del termine laicità, che interessano sia l’ambiente laico, sia quello cattolico, i quali invocano rispettivamente un diritto di primogenitura, in nome di un certo rispetto della «verità» storica, il presente tentativo di verifica e interpretazione cerca di cogliere il senso della laicità come «segnatura» della civiltà occidentale attraverso un percorso storico-teoretico che intende rintracciare, nel momento di mutamento di paradigma dell’età medievale a quello della modernità, i germi per una diversa definizione di laicità nell’attuale contesto di cambiamento paradigmatico che sancisce la cosiddetta fine della modernità e l’attesa dell’emergere di una nuova età. Sulla base di questa prospettiva non solo metodologica, la presente ricognizione storico-teoretica, funzionale alla ricostruzione della genealogia della «laicità», potrebbe risultare altrettanto funzionale alla riconfigurazione della «dialogia» sull’umano tra ragione e religione nella sfera pubblica secondo l’ordine proprio del «dialogare» sull’umano, che comporta il cercare le ragioni e le condizioni di possibilità dell’umano, del suo senso, delle sue storie, delle articolazioni delle sue relazioni con se stesso, con gli altri, con l’Oltre.

In continuità con il primo contributo, ma diversificandosi per il diverso approccio teoretico, anche il saggio di Gianluigi Pasquale OFMCap., intitolato Linee di confine tra fede e ragione. Una messa a punto del concetto di laicità, cerca di mettere a fuoco il concetto di «laicità», il quale, almeno in Occidente, sembra costituire, per l’Autore, un aspetto del travagliato rapporto tra fede e ragione. Operando, pertanto una ermeneutica delle origini, del configurarsi e del senso della «laicità» in riferimento al sorgere delle democrazie moderne, Gianluigi Pasquale evitando di contrapporre la «laicità moderna» con la cultura religiosa, intende mostrare che la «laicità» si configura come espressione di valori, soprattutto etici, in virtù dell’affermazione che tali valori debbano essere riconosciuti come nella loro valenza ragionevole dall’uomo e per l’uomo. Secondo l’Autore, in questo modo si ottengono due vantaggi. Il primo è il riconoscimento di un fondamento razionale di tali valori, il secondo che proprio che ciò la Scrittura dichiara come valore, non può essere respinto dai processi secolarizzanti, in quanto il contributo della Rivelazione biblica costituisce un ulteriore arricchimento di essi. Il punto focale di tale studio è l’affermazione che il protocollo «laico» su cui è stato innestato il rapporto tra fede e ragione è esplicitamente presente negli insegnamenti del Magistero recente, in particolare in quella del papa teologo attuale Benedetto XVI.

Il saggio di Lluis Oviedo OFM, dal titolo Verso una teologia empirica e sperimentale, proprio in relazione alle nuove contestualità, mette in evidenza che lo sviluppo teologico richiede l’esplorazione di nuovi metodi e approcci, secondo le tendenze nel campo della conoscenza specializzata. Molti segni indicano un ‘atteggiamento empirico’ di rendere la teologia più vicino allo standard scientifico e di correggere alcuni eccessi retorici e idealistici. Il presente saggio cerca di individuare una criteriologia in cinque processi teorici: l’impatto della scienza, l’esistenza della tradizione di una “teologia empirica”, le proposte di pragmatismo teologico; la “filosofia sperimentale”, e la recente ondata di studio scientifico della religione. Il progetto di ricerca mira a introdurre maggiore rigore e concretezza, una lettura più accurata dei segni dei tempi, un test per l’efficacia teologica, un orientamento più terapeutico, e lo sviluppo di argomenti teologici in grado di rendere ragione della fede in contesti diversificati e altamente complessi.

Il saggio di Roberto Tamanti OFMConv., intitolato L’embrione umano come persona, si propone di approfondire il delicato tema della natura dell’embrione umano, alla luce delle posizioni finora espresse dal Magistero della Chiesa, dalle quali sembra che non si possa affermare con certezza che l’embrione umano è persona. Una lettura attenta e onesta di alcuni documenti, unitamente alla riflessione sui termini chiave connessi con la natura dell’embrione, cioè “persona” e “dignità”, permette di poter sottolineare piuttosto il concetto di essere umano – anziché quello di persona – considerato più capace di trovare un consenso trasversale nel quadro culturale odierno segnato dal pluralismo e quindi più funzionale in ordine alla difesa dell’embrione stesso. L’Autore rilancia quindi l’idea di una sorta di moratoria del concetto di persona, giudicando come la priorità etica e giuridica della tutela dell’embrione possa essere in questo modo forse meglio promossa.

Il contributo di Michele Farisco, intitolato Il rischio della tecnica. Per un’etica del limite a partire da Günther Anders, prende in considerazione l’antropologia filosofica di Günther Anders che offre interessanti strumenti concettuali per una lettura critica della tendenza postumanistica contemporanea. In particolare, le categorie di “antiquatezza dell’uomo”, “homo creator”, vergogna prometeica, ontologia economica permettono una messa in questione della prospettiva postumanistica, frutto della confluenza di molteplici approcci disciplinari e differenti armamentari concettuali (dalla biologia alle neuroscienze, dalla genetica all’informatica, dalla matematica alla robotica, dall’antropologia culturale alla filosofia, dalla sociologia alla (bio)politica), concordi nell’affermare che la tecnoscienza contemporanea richiede un ripensamento delle categorie umanistiche. Un’etica del limite viene proposta, allora, come sintesi della filosofia di Anders.

Il saggio di Christian Ferraro IVELibertà e partecipazione nel tomismo di Fabro. Cenni sulla nuova lettura fabriana dell’interpretazione tomistica della libertà, presenta uno sguardo panoramico e articolato della dottrina di Fabro sulla libertà, secondo il suo «tomismo essenziale». Questa dottrina è il risultato di una nuova interpretazione della concezione tomistica la quale nel contempo prende atto dell’esigenza di fondazione della libertà che caratterizza il pensiero moderno. La nuova concezione si esprime in tre tesi: 1) La scelta del fine ultimo in concreto. 2) L’emergenza qualitativa della volontà. 3) La principalità esistenziale dell’«Io» come «totalità operante». La conclusione è che la libertà dev’essere interpretata come «creatività partecipata», una formula dove «creatività» dice la radicale originarietà e dominio dell’atto e dove «partecipata» dice la radicazione metafisica di questa perfezione nella natura spirituale in ragione dell’esse intensivo partecipato in maniera strutturalmente necessaria.

Il saggio di Cosimo Costa, intitolato Il problema del se nel De Magistro di San Tommaso. Dialettica maestro-discepolo nell’insegnamento, si pone il problema di come può essere realizzata l’educazione, specialmente in un contesto come quello attuale nel quale l’emergenza educativa è diventata veramente rilevante. Facendo riferimento a Tommaso d’Aquino, l’Autore precisa che il vero problema non è tanto che cos’è l’educazione bensì come è possibile l’educare, cioè c’è anche il problema dell’educativo, esplicitamente discusso dall’Aquinate, con un certo rigore scientifico e con certe esigenze critiche. È questo, secondo l’Autore, il problema principale della pedagogia, che certamente non si risolve facilmente in un ambiente educativo sperimentale, non dal punto di vista del rapporto tra insegnante e studente, ma attraverso la sinergia dialettica di due soggetti pensanti. Infatti, attraverso l’analisi ermeneutica di alcuni articoli del De Magistro di Tommaso d’Aquino, questo saggio intende sottolineare che per porre il problema nei termini dell’educativo, bisogna prescindere per un momento da tutte quelle particolari circostanze che rendono così interessanti e suggestivi, nella pratica, i problemi didattici, e avere il coraggio di indurre l’educazione alla sua più semplice espressione, a ciò che di veramente essenziale e caratteristico vi è nel processo educativo. Il che sarà un puro e semplice rapporto fra il maestro e lo scolaro. Domandare come è possibile l’educazione non significa altro che domandare come è possibile questo rapporto fra due soggetti pensanti.

Il testo di Massimo Naro«Soci fondatori»: bilancio e prospettive di un anniversario condiviso dai cattolici. I 150 anni dell’unità d’Italia, fa il punto sulla ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia. Essa è stata un momento non solo celebrativo, ma anche una occasione per riflettere sul ruolo che le diverse realtà sociali hanno avuto nel processo di costruzione della nazione italiana. Il presente intervento si concentra sulle iniziative “istituzionali”, quelle cioè promosse dalla CEI o sulle iniziative in cui c’è stato l’intervento ufficiale dei rappresentanti più alti e qualificati della Chiesa italiana o della Santa Sede, a cominciare dal pontefice e dal presidente o dal segretario generale della medesima CEI. Lo sfondo in cui tutto questo lavoro si è sviluppato, è il rapporto fra «tradizione e progetto», il rapporto tra «memoria condivisa» e «futuro da condividere». Questo perché nel futuro della vita della nazione italiana non si potrà camminare insieme se non ci si rende conto e non si ammette che s’è già percorsa insieme molta strada. Nello «spirito di fedeltà» e nello «spirito di riforma» viene indicato il criterio della continuità/discontinuità come chiave ermeneutica per discernere lo spirito con cui la Chiesa s’è lasciata coinvolgere – secondo modalità via via peculiari – nei 150 anni di crescita dell’Italia, e che può ancora rinnovare e rilanciare la consapevolezza e l’impegno di tutti per il futuro.

Il contributo di Paolo FontanaIl censore censurato. Giacinto Parpera l’Inquisizione, il quietismo e l’antiquietismo a Genova tra il 1688 e la metà del XVIII secolo, studia la documentazione (conservata in ACDF SO, Censura Librorum 1688 n 24) relativa ad un’opera presentata al sant’Uffizio per la pubblicazione dall’oratoriano genovese Giacinto Parpera (1633-1700). Il testo, nelle intenzioni dell’Autore, voleva essere una risposta alle teorie quietiste. Il manoscritto fu però proibito dall’Inquisizione in quanto ritenuto troppo benevolo con Molinos. Partendo da questo fatto si ricostruisce la diffusione e la repressione del quietismo a Genova attraverso documenti inediti degli archivi inquisitoriali sia romani sia genovesi.

Un ampio ventaglio di chiavi di lettura e di criteri interpretativi che, oltre a rendere ragione del “ruolo pubblico” della riflessione teologica, evidenziano, soprattutto, che l’esercizio del pensare e della traduzione cognitiva dell’esperienza credente sono un campo privilegiato della ricerca teologica di oggi per il futuro.

RICERCHE TEOLOGICHE 1/2012

Presentazione

STUDI
Calogero Caltagirone, La laicità come esito del cristianesimo e crisi della cristianità
Pasquale Gianluigi OFMCap., Linee di confine tra fede e ragione. Una messa a punto del concetto di laicità
Oviedo Lluis OFM, Verso una teologia empirica e sperimentale
Tamanti Roberto OFMConv., L’embrione umano come persona
Farisco Michele, Il rischio della tecnica. Per un’etica del limite a partire da Günther Anders
Ferraro Christian IVE, Libertà e partecipazione nel tomismo di Fabro. Cenni sulla nuova lettura fabriana dell’interpretazione tomistica della libertà
Costa Cosimo, Il problema del se nel De Magistro di San Tommaso. Dialettica maestro-discepolo nell’insegnamento.

NOTE
Massimo Naro, «Soci fondatori»: bilancio e prospettive di un anniversario condiviso dai cattolici. I 150 anni dell’unità d’Italia.
Paolo Fontana, Il censore censurato. Giacinto Parpera l’Inquisizione, il quietismo e l’antiquietismo a Genova tra il 1688 e la metà del XVIII secolo

RECENSIONI
Wasim Salman, Antoine Fleyfel, La théologie contextuelle arabe. Modèle libanais, L’Harmattan, Paris 2011. 330 pp.
Gumina Rocco, Salvatore Barone, Pura Presenza. Mistica ed essere nei diari di Divo Barsotti, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2011, pp. 330.

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