Presentazione
Il card. John Henry Newann è stato un uomo moderno. Egli ha vissuto il problema della modernità e delle sue trasformazioni; ha sperimentato nella sua vita il cammino di lasciarsi trasformare dalla verità in una ricerca di grande sincerità e di grande disponibilità. Il suo pensiero sollecita, ancora, il logos della fede a prendere sul serio la necessità di pensare il proprio tempo. Esso provoca il credere, il pensare, lo studio e la ricerca a servizio delle molte questioni che investono l’umano e le sue relazioni. Mediante una peculiare relazione fra fede e ragione, invita a rendere ragione dello spazio vitale del cristianesimo nella società, della necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato e a lungo raggio, in modo da plasmare l’«ethos» di ogni persona e delle comunità sociali, politiche ed ecclesiali. Una necessità che, implicando l’accoglienza delle questioni fondamentali del nostro tempo, comporta la riaffermazione delle ragioni del logos, anche del logos della fede, in un contesto di effettiva frammentazione e dispersione di significati.
A distanza di circa un anno dagli eventi celebrativi, Ricerche Teologiche dedica una sezione monografica a John Herny Newman con l’obiettivo di esplorare alcuni aspetti del suo pensiero non ancora esplicitamente tematizzati e orientati a determinare possibili sviluppi ulteriori.
Alla luce di questa intenzione di fondo il saggio di Paolo Pagani intitolato Appunti sull’inferenza non-formale in John Henry Newman, ripercorre i passi più importanti dell’opera di Newman La grammatica dell’assenso, nella quale viene presentata una teoria di quelle forme della razionalità in cui si ha a che fare con procedimenti indiziari, legati al convergere di segni o di testimonianze verso il focus di una conclusione cui assentire e ci si interroga sui criteri con cui vagliare tali segni e tali testimonianze, per calibrare di conseguenza l’“assenso” (assent) da dare ad una certa conclusione verso cui i segni e le testimonianze portano, che Newman chiama “senso illativo”. L’autore si concentra, pertanto, sull’inferenza non-formale, cioè sulla esibizione di ragioni in favore della ammissione di alcunché come vero. Infatti, chiedendosi come l’inferenza (atto condizionale) può portare all’assenso (atto incondizionato), Paolo Pagani, sulla base del problema posto in linea generale da Newman, e da lui articolato secondo i diversi casi in cui l’inferenza si declina in “formale” (o logicamente organizzata), “informale” e “naturale”, sviluppa un percorso riflessivo che coglie il senso di questa inferenza nella sua autentica concrezione.
Michael Paul Gallagher SJ nel suo intervento intitolato Verso un’apologetica newmaniana, partendo dalla considerazione della centralità della coscienza nello sviluppo di conversione e di riflessione di Newman, propone cinque temi, utilizzando per lo più il suo vocabolario (serietà di disposizione; iniziazione alla coscienza, convergenza fra ragione e immaginazione, rivelazione come parola e messaggio; le tentazioni di una religione civilizzata), con l’obiettivo di suggerire una pedagogia della fede in relazione al fatto che essi sono «connessi» fra loro come fasi di ciò che può essere definito un cammino verso la fede.
Massimo Naro, nel saggio intitolato, La natura poetica della verità. Questioni radicali nella scrittura letteraria di John Henry Newman, affronta la questione della verità secondo un approccio correlato alla fatica della ricerca filosofica e della riflessione teologica: quello poetico. La verità, infatti, sembra dire Newman nei suoi due romanzi e nelle sue numerosissime liriche, è anche bella. Affascina, seduce, pur senza violentare. Perciò essa per prima conquista e afferra. Cioè convince mentre si consegna, mentre si dà a conoscere, si disvela, si lascia incontrare in visioni, che fanno sorgere nell’intimo una meraviglia inaspettata, una confusione gioiosa che sopraggiunge ogni volta che si vedono le cose per la prima volta. Tale meraviglia gioiosa è, per Newman, un elemento essenziale della poesia. In tal senso, la verità ha una natura poetica e diventa perciò doveroso – anche per chi è discepolo di Cristo – ravvisarla, contemplarla, riconoscerla ovunque, in ogni fibra del mondo, in ogni sfumatura della storia. L’indagine scientifica tipica della cultura moderna può aiutare a conoscere la realtà in cui l’uomo vive. Ma la realtà di cui egli vive, il fondamento al di là del fenomeno, possono esser conosciuti altrimenti. Per questo motivo Newman stesso percorre, nell’arco dell’intera sua vicenda spirituale e intellettuale, anche la via della scrittura letteraria.
La sezione monografica si conclude con un colloquio tra Crispino Valenziano e Calogero Caltagirone, intitolato «Cor ad cor loquitur». Dialogando su e con Newman. Il testo riproduce un incontro-dialogo sulla influenza di Newman nella formazione e nello sviluppo riflessivo di Crispino Valenziano. Questi ripercorre i momenti e le figure significative che lo hanno introdotto al pensiero newmaniano e alla luce di tali incontri rilegge e ricomprende i tratti più significativi della sua esperienza umana, culturale, spirituale che lo hanno portato, tra l’altro, a realizzare, rimodulandone personalmente le intuizioni, l’istituzione della Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni Evangelista» di Palermo, sulla base dello spirito newmaniano.
La sezione Studi presenta un saggio di Francesco Franco, che intende far memoria del centesimo anniversario della nascita del filosofo italiano Cornelio Fabro, intitolato L’ermeneutica kiekegaardiana di Cornelio Fabro. Il pensiero di Cornelio Fabro si è caratterizzato nel corso del Novecento per la sua rivisitazione del tomismo alla luce della nozione di partecipazione e dell’emergenza metafisica dell’atto. Sulla base di questo criterio ermeneutico Fabro ha affrontato un lungo dialogo critico con la filosofia moderna ritrovando in Kierkegaard il geniale prosecutore delle istanze tomiste. Questo processo intensivo di sviluppo lo ha condotto a una originale dimensione partecipazionista della libertà come piano fondamentale in cui si radica l’esperienza e la manifestazione dell’essere che, contrariamente all’assunto immanentista heideggeriano, raggiunge la tensione dell’emergenza ontologica dell’atto tomista e può radicare il fondamento nella sua derivazione dall’Esse per essenza, culmine e fonte della metafisica.
Il saggio di Mariangela Petricola su La «mobilità storica» tra filosofia e teologia. Hans George Gadamer e Wolfhart Pannenberg sull’ontologia del vero, rilegge la controversia sorta tra Hans George Gadamer e Wolfhart Pannenberg a proposito della fondazione ontologica dell’ermeneutica, con l’intenzione di mettere a tema una possibile ripresa dell’istanza metafisica in un tempo segnato dallo «spaesamento metafisico». L’approccio diversificato alla questione della distanza storica, che connota ogni relazione all’interpretazione della verità, mette ulteriormente in luce la differenza specifica tra la ragione filosofica e la ragione teologica, accomunate dalla costitutiva «mobilità storica». La ricerca del senso totale che non sia totalizzante e, dunque, ideologico, è condiviso da entrambi, nella consapevolezza che non ci può essere lettura del reale senza un rimando ad una ulteriorità seppur diversamente intesa. La fatica della ragione interpretante risiede nel poter ammettere nel suo procedere la possibilità di una rivelazione della verità che porti anche il segno della trascendenza, attingendo al grande deposito delle tradizioni religiose, che pur si ostinano a custodire una narrazione altra. La dimensione escatologica, di cui il cristianesimo è portatore, potrebbe permettere una rilettura delle categorie fondamentali del conoscere, spostando l’attenzione dal fondamento al compimento.
Giuseppe Riggio, nel saggio Sacramento della confermazione e disorientamento pastorale, analizza le questioni che emergono nella prassi del sacramento e che vengono poste alla riflessione teologica. Infatti, la prassi pastorale, messa in crisi e interrogata dalla forte preoccupazione della formazione spirituale dei giovani, influenza ancora oggi la riflessione teologica sul sacramento che si sviluppa sul significato medievale della signatio, anziché sulla biblica funzione dello Spirito nell’animo del credente, significata sia dall’imposizione delle mani che dall’unzione crismale. Secondo l’autore l’inevitabile disorientamento teologico-pastorale impone la riapertura di un dibattito che aiuti a definire la funzione specifica del sacramento, dalla quale potrà discendere anche una nuova appropriata pastorale.
La sezione Note propone un interessante studio di Leila Karami, intitolato Cenni sul dibattito teologico al femminile in Iran, che fa il punto sulla condizione della riflessione femminile nel mondo islamico. Questo perché tra le molteplici ripercussioni prodotte dalle numerose declinazioni del riformismo islamico, c’è anche quella di un’incipiente esegesi coranica pro-femminista la quale, utilizzando l’approccio alle scienze sociologiche, economiche, storiche, filologiche ed ermeneutiche, propone nuovi commenti ai testi sacri atti a mettere in discussione le leggi giuridiche riguardanti le donne. Il presente saggio, pertanto, intende portare alla luce le voci significative di questa incipiente esegesi, tra le quali spiccano figure di ‘ulamâ riformisti e studiose laiche; i principali temi avanzati sia nella sfera teologica sia in quella giuridica; le strategie adoperate, inizialmente, in forma di articoli pubblicati nelle riviste e, successivamente, l’uso dei siti web. Il tutto in riferimento all’Iran, dove la presenza di un islam politico promuove costantemente nuovi approcci agli studi teologici con ripercussioni sulla condizione delle donne.
Chiude il numero la cronaca del XII dell’Istituto Costanza Scelfo per i problemi dei laici e delle donne nella Chiesa, divisione di competenza scientifica della SIRT, il quale in sinergia con la «Cattedra Donna e Cristianesimo» e con il Coordinamento Teologhe italiane, ha organizzato nei giorni 11 e 12 marzo 2011, presso la Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» di Roma, il Colloquio su «L’identità di genere tra istanze neuroscientifiche e prospettive antropologiche». L’obiettivo è stato quello di offrire alla riflessione teologica elementi significativi per una considerazione della specificità antropo-teologica del maschile e del femminile, intendendo, così, collocarsi nella prospettiva di un proficuo confronto tra ricerche di diversa afferenza disciplinare con lo scopo di cogliere l’interezza dell’umano nelle proprie specificità identificanti che non possono non interessare sia le scienze umanistiche sia le scienze sperimentali, sia la filosofia, sia la teologia, in un’ottica di feconda dialogica transdisciplinare.
RICERCHE TEOLOGICHE 2/2011
Presentazione
Sezione monografica
Paolo Pagani, Appunti sull’inferenza non-formale in John Henry Newman,
Michael Paul Gallagher SJ, Verso un’apologetica newmaniana.
Massimo Naro, La natura poetica della verità. Questioni radicali nella scrittura letteraria di John Henry Newman.
Crispino Valenziano – Calogero Caltagirone, “Cor ad cor loquitur”. Dialogando su e con Newman,
Studi
Franco Francesco, Il primato dell’essere in Cornelio Fabro nel centenario della sua nascita.
Mariangela Petricola, La mobilità storica tra filosofia e teologia. H. G. Gadamer e W. Pannenberg sull’ontologia del vero.
Giuseppe Riggio, Sacramento della confermazione e disorientamento pastorale.
Note
Leila Karami, Cenni sul dibattito teologico al femminile in Iran.
Cronaca SIRT
Cettina Militello, Identità di genere tra istanze neuroscientifiche e prospettive antropologiche.