Cronaca
di Clara Aiosa
Il Simposio, iscritto nelle iniziative dell’Anno della Fede, in sinergia con la Cattedra “Donna e cristianesimo” della Facoltà Marianum, sponsorizzato dalla SAIS Autolinee, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, ha inteso mettere a tema il problema della trasmissione della fede oggi, a partire dalla soggettualità delle laiche e dei laici.
Pur concentrata in due giorni, l’agenda del Simposio, è stata densa di contributi e di presenze qualificate.
La sessione di apertura è stata presieduta dal preside del Marianum, prof. Salvatore Perrella e moderata dal Prof. Gianluigi Montaldi.
Ad aprire i lavori, Cettina Militello che, dopo i saluti ai convegnisti, ha messo in evidenza l’attualità della tematica nell’odierna congiuntura ecclesiale, riconducendola da un lato all’evento straordinario del concilio Vaticano II e dall’altro all’inevitabile presa di coscienza che, proprio in ordine alla trasmissione della fede, il 1968 ha comportato una cesura da assumere criticamente per riallacciare il dialogo tra fede e mondo, tra fede e contemporaneità, che proprio quella cesura ha reso negli anni complessa e delicata, quando non impossibile.
Un caldo e beneaugurante indirizzo di saluto è stato rivolto ai convegnisti dal preside del Marianum, prof. Salvatore Perrella: «Care Amiche ed Amici, è con grande gioia che, quale Preside della Pontificia Facoltà Teologica «Marianum», do il benvenuto a voi tutti, qui convenuti per questo Colloquio organizzato dall’Istituto “Costanza Scelfo” su uno dei temi cardini della memoria del Concilio, voluta dal Vescovo emerito di Roma papa Benedetto XVI con l’Anno della fede: «Laiche/laici e trasmissione della fede». Come ben sapete, l’Istituto “Costanza Scelfo” è una “divisione” della «Società Italiana per la Ricerca Teologica», votato alla ricerca e all’impegno «per i problemi dei laici e delle donne nella Chiesa». Un settore dell’esperienza ecclesiale e teologica a cui la nostra Facoltà «Marianum» si sente interiormente legata, visto il suo specifico, delicato, prezioso e profetico “oggetto di studio”: la persona vivente della Madre del Signore, Maria di Nazaret, donna e laica nel popolo d’Israele prima e nella primitiva comunità di Gerusalemme poi; Colei che è stata additata dalla stessa Parola di Dio quale “beata” perché “credente” (cf. Lc 1,45), ossia persona responsabilmente impegnata nel cammino della fede suscitata dal mistero di Cristo e della sua condivisione orante, aperta, sofferta e leale nel mistero della Chiesa dei discepoli (cf. At 1,14). Il Colloquio è stato inoltre reso possibile dalla sinergia con la cattedra “Donna e cristianesimo”, espressione diretta della nostra Facoltà e della sua attività accademica, che si propone, tra l’altro, di «valutare l’influsso che la figura di Maria di Nazaret ha esercitato sul modo di concepire la “persona-donna”, la sua dignità e il suo ruolo nella Società e nella Chiesa». Infine, non posso non menzionare il fatto che il Colloquio che ci vede radunati vede il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione: atto non puramente simbolico, dal momento che il suo Presidente, sua Eccellenza mons. Rino Fisichella, è qui in mezzo a noi e lo vedrà impegnato nella prolusione d’apertura; grazie Eccellenza: sappia che la nostra Facoltà, conformemente ai suoi Statuti e al suo profilo carismatico quale espressione della vita e dell’apostolato dell’Ordine dei Servi di Santa Maria, è sempre pronta a dare il suo contributo perché nella riflessione teologica sull’esperienza mariana si possano trovare vie anche inedite di annuncio del mistero di Cristo e della Chiesa nell’oggi pluriforme dell’umanità, del mondo e delle culture. Obiettivo dichiarato di questo Colloquio è mettere a fuoco «la vicenda ecclesiale che dal Vaticano I conduce al Vaticano II e poi ai successivi cinquant’anni, registrando in modo drammatico una cesura nella trasmissione della fede». La storia è un fenomeno estremamente complesso: avere delle chiavi per entrare in questa complessità rispettandone la natura e le forme è un vero e proprio imperativo etico, oltre che metodologico. Il Colloquio che abbiamo iniziato vuole perciò essere un momento prima di tutto etico, dal momento che non esiste ricerca scientifica senza rispetto per quel che va studiato; e non esistono una “conoscenza” e un “sapere” che siano “indifferenti” nei confronti dell’assunzione libera e critica del presente, così come dell’apertura a futuri possibili. La caratteristica etica di questo Colloquio è quindi inseparabile dalla sua dimensione prospettica e dalla sua capacità propositiva. Offrire prospettive di comprensione e di “ermeneutica delle fonti”, è il compito vitale della ricerca non solo teologica; trasformare in progetti pubblici, trasparenti e condivisibili, è quel che rende la ricerca un “sapere”. Sul “sapere” è possibile tracciare vie di futuro, capaci di situarsi “al cuore” e “al centro” degli snodi culturali e antropologici attuali, siano essi ecclesiali o sociali, dove promuovere una figura di donna e di uomo che, nel trasmettere alle nuove generazioni quel che hanno ricevuto, realizzano consapevolmente e liberamente una dimensione irrinunciabile del loro essere “persone”. Questo Colloquio intende chiedersi se e come ciò sia avvenuto o meno all’interno dei dinamismi propri della vocazione laicale nella Chiesa (cf. Lumen gentium, 12. 30-38: cap. IV de laicis); un laicato forte, consapevole della sua identità umana e cristiana, così come della sua caratura ecclesiale, è senz’altro uno dei principali fili rossi sottesi al Concilio Vaticano II, cui dobbiamo sempre grata memoria e responsabile attualizzazione, non solo dal punto di vista puramente pragmatico (come vorrebbero certi settori e soggetti ecclesiali), ma anche e soprattutto da quello dottrinale. È stato una delle sue attese. Cari Amici ed Amiche, il mio augurio è che quanto stiamo per ascoltare, meditare, valutare ed assimilare oggi, in una Facoltà Pontificia totalmente dedicata alla Madre del Signore, sia un passo capace di contribuire al passaggio dall’attesa alla realtà. Ancora grazie e buon lavoro a tutti».
A Mons. Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione il compito di introdurre il tema del Simposio, con una relazione dal titolo La trasmissione della fede e le sfide dell’oggi.
Il primo passaggio tematico della relazione ha messo in evidenza la soggettualità della chiesa intera nella trasmissione della fede, compito e impegno di ogni credente che ha compreso seriamente il proprio battesimo. Da questa idea iniziale, mons. Fisichella, muovendo dalla lettura del testo biblico di At 20, 17-38, ha via via declinato altre caratteristiche proprie della trasmissione della fede. Essa, è innanzitutto consegna e trasmissione di se stessi, non semplicemente una trasmissione di contenuti. Atto di libertà, come garanzia di senso; atto fecondo, poiché la trasmissione della fede entra nella storia per vivificarla. Un passaggio della relazione ha messo in evidenza il rischio, a volte reale, che la trasmissione della fede si risolva in un tradimento, con l’esito nefasto di non mantenere viva l’originalità della fede. Rispetto ai soggetti concreti che hanno il compito delicato della trasmissione della fede il relatore ha con puntualità messo in evidenza che sia le laiche sia i laici sono e devono essere promotori di una tradizione concreta e che, in ogni caso, il fine ultimo di essa è la rigenerazione dei modelli di vita concreti. Un ulteriore passaggio della relazione di mons. Fisichella, ha puntualizzato la necessità del recupero del concetto di tradizione come la capacità della chiesa di quello che si può chiamare auditus temporis; proprio perché la storia è dinamica è necessaria l’audacia della fede. Per il relatore la Tradizione è la partecipazione diretta a una trasmissione viva della fede.
Ogni agire cristiano, infatti, porta con sé la peculiarità di essere “annuncio” del Vangelo che salva. Infine, il relatore si è soffermato sulla novità del concilio Vaticano II. L’evento conciliare, infatti, secondo mons. Fisichella, è ancora germinale. È stato proprio il concilio ad affermare l’insostituibilità del ministero laicale nella trasmissione della fede, secondo quanto si legge in Lumen gentium 33. Queste le parole conclusive di mons. Fisichella: una grande gioia non si può tenere per sé; l’incontro interpersonale è paradigma privilegiato della trasmissione della fede. Compito della chiesa è cercare il regno di Dio, ricercare sempre la volontà di Dio, non avere la tentazione di guardare indietro. A tutte e a tutti viene chiesto di essere le sentinelle del mattino.
Purtroppo, l’assenza della prof.ssa Emma Fattorini, impegnata come senatrice per l’elezione del presidente della Repubblica ha sottratto al Simposio un contributo fondamentale. La relazione della prof.ssa Fattorini, infatti, aveva il compito di tratteggiare la presenza delle laiche e dei laici nella trasmissione della fede dal Vaticano I al Vaticano II. All’assenza della relatrice, si è fatto fronte con la proiezione di un’intervista che Piotr Dziubak aveva realizzato con la prof.ssa Fattorini, qualche giorno prima.
Dopo il dibattito, come avviene sempre nei Simposi dell’Istituto, molto partecipato, si è conclusa la prima giornata, allietata poi da una cena conviviale graziosamente offerta dalla direttrice dell’Istituto e dalla famiglia Scelfo.