• 27 Luglio 2010

Cronaca XII Simposio SIRT, venerdì 27 luglio 2010

di Clara Aiosa

Il secondo giorno del simposio ha tematizzato la cattolicità mettendo a confronto la prospettiva cattolica e ortodossa (era prevista la presenza del prof. Ricca, il quale avrebbe dovuto parlare della cattolicità nella prospettiva protestante, ma per un malore improvviso ha dovuto lasciare i lavori del simposio). Il tema è stato dunque un dialogo tra il prof. Giovanni Cereti, teologo cattolico e la professoressa Anastasia Vassiliadou, dell’Accademia di studi teologici di Volos, in Grecia. Il prof. Cereti, ha proposto una lettura pratico-esperienziale sul tema della cattolicità, narrando da protagonista, le tappe del cammino ecumenico sin qui fatto. Chiave di lettura del discorso di Cereti è stata la categoria della comunione, che può essere pensata perciò quale nome proprio della cattolicità. Ripercorrendo alcuni testi patristici, i più importanti testi conciliari e i testi del movimento ecumenico, il prof. Cereti ha assunto quale testo guida LG 13, testo in cui il concilio presenta la cattolicità della chiesa, come comunione sincronica del popolo di Dio, convocato alla diakonia tra le genti, per sviluppare poi la cattolicità nei suoi molteplici aspetti e implicazioni. La cattolicità pensata come universalità e come pienezza di fede e di vita di grazi,. la cattolicità come comunione di fratelli e sorelle nel superamento della contrapposizione clero-laicato, la cattolicità come modello di comunione fra le chiese e valorizzazione dei diversi carismi e ministeri; non si è mancato di sottolineare anche le mutilazioni che la cattolicità ha subito nel cammino della storia, soffermandosi sul riferimento alla ordinazione delle donne come una possibile mutilazione della cattolicità. Assumendo, poi, il modello ecclesiologico di Tillard il quale parla di Chiesa di chiese, il prof. Cereti ha parlato di una cattolicità che prevede al suo interno gradi diversi di comunione, così come peraltro si realizzano all’interno della stessa chiesa cattolica. Punti di forza dell’intervento di Cereti sono stati il richiamo a UR 7, testo che pone il problema della conversione del cuore, senza la quale non esiste un vero ecumenismo e al principio dell’unità nella diversità quale principio autentico della cattolicità: la cattolicità non è uniformità perché lo Spirito Santo è principio di unità e della diversità dei doni.

Ecco la sintesi della relazione della prof. Anastasia Vassiliadou:

The early undivided Church never developed an ecclesiology, never used the abstract category of “catholicity”, but rather experienced a certain reality, lived as the “Catholic Church”. And “Catholic” does not mean a world wide Church, but it refers to the inner integrity of the Church’s life as contrasted with the spirit of sectarian separatism and particularism. It is above all the mystery of gathering together; gathered for the Eucharist, the local community becomes the Catholic Church. The truth appears as direct experience received in the local eucharistic community which expresses the catholicity of fullness of the divine presence. The focal point of this eucharistic theology is the concept of “communion” (Pneumatology) underlining the eschatological dimension of the Church as opposed to the hierarchical and structural. That is also the dimension found in the New Testament: the Church as the people of God, not an organization, as the Body of Christ (Corpus Christi), not a body of believers (Corpus fidelium). Both the eucharistic and the eschatological dimensions underline the centrality of the locality of the Church. In my view, to secure the eschatological – charismatic dimension of the Church and her historical functionality, we need a synthesis between East and West, a dynamic encounter that will enrich both traditions.

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