di Clara Aiosa
Il prof. Severino Dianich, in apertura del suo intervento, ha chiarito la sua prospettiva d’indagine, chiedendo in che senso si pone la domanda sul senso della chiesa. La domanda in sé non persegue una possibile definizione della chiesa, e forse, neanche una vera e propria ermeneutica teologica che traduca per l’uomo di oggi una possibile risposta al chi è o cos’è la chiesa; non si tratta quindi di mettere a tema la domanda sul piano di una riflessione teologica interna alla fede, ma di collocare il problema in una prospettiva più ampia, quella di una possibile visione del senso della chiesa in una prospettiva storica globale, all’interno dell’ampia domanda sul senso della storia. Per Dianich, “senso” va distinto dal “significato”, ha a che fare con i sensi, la sensazione, il sentimento, la sensibilità. Allora il discorso si sposta sul piano estetico e degli effetti, e più che i concetti verrebbero in soccorso le immagini, non quelle classiche della letteratura biblica e patristica, ma quelle di oggi diffuse nei grandi mezzi di comunicazione sociale. Diverse sono le prospettive, per Dianich, entro cui porre l’interrogativo il senso della chiesa per i fedeli che le appartengono con piena convinzione; per i cosiddetti “cristiani della soglia”, per i credenti delle confessioni cristiane diverse dalla cattolica, per gli atei professi e categorici, per l’uomo di tradizione cristiana ma di cultura laica o laicista, per i credenti di altre religioni, per gli storici, i sociologi, i politologi. partendo dal senso della chiesa nell’esperienza dei fedeli, Per ognuna di queste prospettive sono state individuate diverse sensibilità e percezioni, che hanno tratteggiato un ventaglio davvero ricco e variegato. Il prof. Dianich, ha completato la sua relazione, chiedendosi anche il senso della chiesa a partire dal Simbolo Apostolico e, in particolare, dall’asserto “Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei Santi”, individuando due prospettive specifiche; la collocazione della chiesa non nel quadro della istituzione da parte del Gesù storico, ma nell’economia dello Spirito; la cattolicità e la comunione dei santi che dicono universalità e totalità, la prima sul piano storico-geografico; la seconda sul piano misterico. Sotto questo profilo, il senso della chiesa comprende un senso di totalità, declinata di volta in volta in maniera diversa, ma con la fondamentale impossibilità di definirne i confini. L’accentuazione della totalità storico-geografica conduce alla ricerca di una coincidenza fra chiesa e umanità tout court, nell’alternanza fra convinzione della coincidenza già avvenuta e la programmazione missionaria con progetti di prevedibile compimento, che negli anni ’50 era pensato in un tempo relativamente breve. L’accentuazione misterica, invece, trasferisce l’idea del compimento della cattolicità al di là di qualsiasi piano empiricamente programmabile, tenuto conto anche di molti fattori socio-culturali.
Interessante l’accostamento tra percezione della chiesa nei suoi confini empirici e la “chiesa dei giusti” (o comunione dei santi), letta in riferimento all’odierna sensibilità che sembrerebbe preferire la communio sanctorum rispetto alla ecclesia cattolica, per rispondere anche al sospetto del mondo riguardo alla pretesa di totalità ritenuta un pericoloso “non senso” foriero di intolleranza e della ricerca di egemonia della religione nella società civile, pericolosa per il suo assetto democratico. Particolare attenzione è stata posta dal prof. Dianich alla dimensione delle relazioni interpersonali di cui oggi si avverte la necessità e da cui la chiesa deve sentirsi interpellata. Infatti, se la fede cristiana non ha senso solo a livello personale intimistico, ma ha un suo senso sul piano della storia, il sentimento individuale di fede appare come fattore operativo di storia, solo quando e là dove si traduce in eventi comunicativi che, producendo una rete relazionale interpersonale, possono generare un soggetto collettivo come soggetto storico. In questa prospettiva la chiesa si pone come il luogo nel quale prende senso l’ideale di un’umanità unificata di cui essa è solo germe e inizio. Un’ultima considerazione del prof. Dianich a proposito della cattolicità che s’illumina in rapporto al Regno. Infatti, l’equilibrio tra la figura di una cattolicità empiricamente realizzata o empiricamente programmabile e la sua interpretazione misterica può venire dalla considerazione del rapporto con il Regno, inteso come realtà germinale di cui la chiesa è segno e strumento.