di Clara Aiosa
Al prof. Luciano Meddi il compito di raccogliere le istanze dalla prassi pastorale. In verità, dice il prof. Meddi, il titolo più esatto potrebbe essere: quale Chiesa ha senso nella prassi pastorale? La risposta a tale interrogativo si riassume in una duplice affermazione: da una parte la percezione che ogni modello di configurazione pastorale della chiesa si rapporta a un paradigma culturale e teologico proprio dei diversi momenti storici. Dall’altra che tale paradigma oggi non sia condiviso; questo in riferimento al valore da dare alla modernità e post-modernità. La proposta del prof. Meddi è un approccio che non sia solo di tipo socio-culturale, ma che recuperi il paradigma messianico della fede. Quattro passaggi tematici hanno caratterizzato l’intervento: 1) l’evoluzione nella ricerca pastorale, oltre il modello tridentino della chiesa santuario, a partire dall’esperienza della “mission d France”, passando dalle riflessioni e dalle proposte post-conciliari, in particolare la sfida dell’Handbuch e la chance di Rahner, la configurazione comunitaria di Klostermann, la crisi della Chiesa come compito della missione, per finire come le esperienze pastorali più recenti, tra le quali sono state passate in rassegna, le esperienze spontanee, le immagini nuove per la parrocchia, le forme di vita cristiana non parrocchiale, le comunità ecclesiali di base; 2) Una chiesa sensata: impostazione criteriologica, al cui interno, a partire dalla presa di coscienza della crisi di modelli, sono stati passati in rassegna i modelli proposti da Dulles, Libanio, Floristan. La questione fondamentale, secondo Meddi, è l’individuazione di un futuro paradigma ecclesiogenetico, che per lui è il principio messianico. Questa la sua idea di fondo: «Con il termine principio messianico si intende mettere l’attenzione non tanto sul mistero di Cristo quanto sul senso della sua esperienza di fede precedente il mistero pasquale…Individuare nel principio messianico il principio organizzatore di futuri modelli di Chiesa significa passare in modo definitivo dal paradigma tridentino a un nuovo paradigma. Come il modello tridentino poneva al centro dell’esperienza di fede l’accoglienza della grazia, il nuovo futuro paradigma metterà al centro della fede l’esercizio della prassi messianica. Questo riconfigura il rapporto tra grazia e vita quotidiana. Inoltre riconfigura anche il modello di comunità sia locale che universale che può sostenere questo progetto»; 3) Quale chiesa per la missione. Cinque le dimensioni sviluppate all’interno di un progetto di Chiesa che si ispira alla prassi messianica: la testimonianza e l’annuncio della memoria passionis, l’apostolicità e la comunionalità in contesto che, in fedeltà alla prassi messianica, si esprimono attraverso la soggettività, la sinodalità e la sussidiarietà; la necessità di riconfigurare il volto ministeriale della chiesa, la necessità di ridisegnare le tre dimensioni o munera, la disponibilità a ripensare il modello dell’appartenenza ecclesiale anche sulla base della condivisione esplicita dei valori della prassi di Gesù. L’ultimo passaggio della relazione è stato il tentativo di immaginare un modello di Chiesa, chiamato dal relatore “esplosione della comunità cristiana”. Questa la proposta sintetica di Meddi: «All’interno del tradizionale modello di comunità, anche parrocchiale, vanno fatte nascere nuove esperienze di piccole comunità a servizio del regno di Dio. Le comunità si ritroveranno attorno a un bisogno di salvezza da realizzare per la potenza della Parola e del sacramento. Attraverso l’annuncio del Vangelo realizzato da animatori adeguati si possono formare piccoli gruppi che hanno come compito quello di crescere nella scoperta del Vangelo e nella testimonianza e servizio ai segni del Regno. Piccole comunità ministeriali, in relazione con il vescovo, secondo il principio di sussidiarietà, che ritroveranno nell’assemblea liturgica il loro luogo teologico fondamentale…».
